Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
sapevano grado ad un'ispirazione celeste dell'avere rinunciato a fare una loro vendetta. Accade difatti assai di sovente, quando è piú accesa una rissa, e
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avendo udite l'ultime mie parole, dice con quel suo fare di parlare all'aria: - Chi lavora mangia - e chi non lavora mangia e beve. - Poi si mette in
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l'idea, verbigrazia, di metter lingua nella gran discussione che stanno facendo parecchie ottime persone sull'impiego che s'avrebbe a fare del cuoio
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, castello della montagna lontano sette o otto miglia, che doveva fare a cavallo, per fuggire il caldo, s'era fatto svegliare dal suo servitore prima di
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cenava all'avemmaria, e ad un'ora di notte, per tacito consenso, ognuno se n'andava a letto, o almeno evitava di fare strepito, e per la tranquillità
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! aspetta che la buona gente si levi la maschera quando parla con questi tipi! Bisogna fare come ho fatto io, per vederla com'è. E sa, signor lettore o
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sarebbe in diritto di dirmi: ?Questa è nuova eresia! fare il panegirico dell'orgoglio?. Intendiamoci dunque. Io lo dissi meno funesto della vanità, ma